Terapia individuale

Cos’è la Fame Nervosa e come può essere trattata con la Mindful Eating

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Un’area di crescente interesse per la ricerca in psicologia si focalizza sulla relazione fra emozioni e comportamento alimentare.

La Fame Nervosa

La tendenza a mangiare in risposta ad un vasto repertorio di emozioni negative, come ansia, depressione o rabbia, viene comunemente definita “Fame Nervosa”. La fame nervosa deriva dall’incapacità di distinguere la fame da altri stati interni, come la rabbia, la paura o l’ansia, così come dalla tendenza ad utilizzare il cibo per ridurre lo stress emotivo, probabilmente a causa di apprendimenti precoci. La letteratura scientifica in merito all’argomento mette in evidenza correlazioni positive fra la fame nervosa ed altre condizioni cliniche, quali disturbi d’ansia e dell’umore, ideazione suicidaria, problemi legati alla sfera sessuale, dismorfismo corporeo e disturbi alimentari.

Più specificatamente, la combinazione di fattori quali ipotonia dell’umore, pattern di comportamento alimentare disfunzionali ed insoddisfazione corporea, è implicata nell’origine del Binge Eating Disorder o Disturbo da Alimentazione Incontrollata, con conseguente aumento di peso e obesità. La correlazione fra queste diverse condizioni si spiega attraverso peculiari funzionamenti di tipo neurofisiologico, che coinvolgono strutture corticali e sub-corticali responsabili delle diverse competenze metacognitive, quali la consapevolezza e la gestione delle emozioni negative. Tali competenze risultano, dunque, compromesse in chi soffre di fame nervosa.

Quando associamo stimoli che non hanno nulla a che fare con la fame, come, ad esempio, un’emozione negativa, con il piacere o il sollievo proveniente dal cibo, diamo il via ad un problema che può assumere le dimensioni della “fame nervosa” o “fame emotiva”.

Ad esempio, se ci piace il cioccolato e ci sentiamo soli e tristi, potrebbe sorgere in noi un pensiero, come: “Hey, perché non mangiare del cioccolato? Potrei sentirmi meglio!”. Così, mangiamo il cioccolato, ci sembra gratificante e, nel fare ciò, fissiamo nella nostra mente che se ci sentiamo soli e tristi, abbiamo bisogno di mangiare del cioccolato per sentirci meglio.

La Mindful Eating si pone come una via molto valida per prendere di mira questo tipo di circoli viziosi che alimentano la fame emotiva.

Vi è un crescente interesse, in Italia come nella comunità scientifica globale, al modo in cui protocolli basati sulla Mindfulness, come l’MB-EAT (Mindfulness Based Eating Awereness Training) siano capaci di modificare questo funzionamento neurofisiologico, agendo, attraverso la neurogenesi, sulla struttura cerebrale stessa, ripristinando e rinforzando, anche a lungo termine, la capacità di osservare, riconoscere e gestire le proprie emozioni senza ricorrere al cibo e destrutturando modalità disfunzionali di relazione con il cibo, al fine di costruire con esso un rapporto funzionale. In una recente review, ad esempio, è emerso proprio che la Mindfulness ha una correlazione negativa con l’aumento ponderale e l’emotività negativa, presentando, invece, correlazioni positive con una maggiore stabilità emotiva.

La Mindfulness, infatti, gioca un ruolo decisivo nel moderare le emozioni negative, che vengono sconnesse, di conseguenza, dall’atto del mangiare. Nello specifico, il protocollo MB-EAT,ideato e validato da Jean Kristeller, è un percorso risultato particolarmente efficace per la presa in carico di tutti quei comportamenti alimentari disfunzionali che caratterizzano il rapporto condizionato fra emozioni e comportamento alimentare, a partire dalla fame nervosa fino al binge eating.

Tutto questo può avvenire solo perché la Mindful Eating insegna a partecipare, accettare e lasciare andare le emozioni negative, anziché reagirvi impulsivamente o sopprimerle con il cibo. Inoltre, la Mindful Eating insegna a discernere fra sensazioni fisiologiche di fame e sazietà e sentimenti, così come fra smanie di cibo e fame fisiologica, supportando scelte consapevoli relative al quando e il cosa mangiare, basandosi su concetti come la saggezza interiore. Tutto questo è possibile attraverso un training ricco di contenuti sia informativi, che tecnici, quali esercizi di consapevolezza, training cognitivi e comportamentali.

Comprendere le connessioni esistenti fra le emozioni ed il comportamento alimentare è parte fondante del processo che porta a divenire un mangiatore consapevole e rappresenta un obiettivo importantissimo in termini di prevenzione e trattamento dei comportamenti alimentari disfunzionali, come la fame nervosa, il binge eating e la bulimia.

Grazie per avermi contattata. Fammi sape