Chi ha amato un animale porta sempre con sé un frammento di eternità.
La perdita di un animale domestico è oggi riconosciuta come un evento altamente stressante, capace di generare vere e proprie risposte di lutto e, in alcuni casi, di favorire l’insorgere di stati psicologici complessi. Non si tratta quindi di un dolore “minore”, ma di un’esperienza che può spezzare il cuore di chi la vive.
Chi ha amato un animale sa che il legame che si crea va ben oltre la semplice compagnia: per molti, gli animali diventano autentici membri della famiglia, a volte gli unici punti di riferimento affettivi. Per questo, la loro perdita può essere percepita come la perdita di una parte di sé.
Eppure, spesso chi vive questo dolore deve affrontare non solo la sofferenza personale, ma anche l’indifferenza o l’incomprensione da parte di chi non riconosce il valore di questo legame. Così, il lutto per un animale può diventare un dolore silenzioso, poco condiviso, ma non per questo meno profondo o reale.
Ogni storia d’amore con un animale è unica, così come è unico il percorso di elaborazione della sua perdita. Non esiste un modo “giusto” di vivere il lutto: ognuno porta con sé ricordi, emozioni e routine che diventano fonte di conforto, ma anche di malinconia. Comprendere e legittimare queste emozioni è il primo passo per affrontarle.
Che cos’è il “pet loss” e perché fa così male
Il termine inglese pet loss indica la perdita di un animale domestico, che oggi in molti casi è riconosciuta come un’esperienza di lutto reale, non “minore”.
Gli animali domestici non sono solo compagni occasionali: molti proprietari li considerano membri della famiglia. Dati recenti mostrano che in Italia circa metà delle famiglie ha un animale domestico, e nel 96% dei casi esso è ritenuto un membro della famiglia.
Il dolore della perdita può attivare reazioni emotive forti: tristezza, rabbia, senso di colpa, isolamento, cambiamenti nel sonno, nell’appetito, concentrarsi etc. Spesso le risposte sono paragonabili a quelle che si verificano con la perdita di una persona cara.
Le fasi e le forme del lutto: fisiologico vs complicato
Un modello molto conosciuto è quello di Elizabeth Kübler-Ross (1969), che prevede cinque fasi nell’elaborazione del lutto: diniego, rabbia, contrattazione (negoziazione), depressione, accettazione.
Tuttavia, ogni persona attraversa queste fasi in modo diverso, non necessariamente in sequenza, e non tutte le fasi sono vissute da tutti con la stessa intensità. Alcune versioni recenti del modello mettono più enfasi sull’attaccamento, sul significato che la persona attribuisce al rapporto con l’animale, e sul contesto in cui avviene la perdita.
Nel lutto fisiologico la risposta alla perdita è “normale” , sebbene dolorosa. Include emozioni forti, può durare alcuni mesi, ma con il tempo l’intensità tende a diminuire, si riprendono gradualmente le attività quotidiane.
Nel lutto complicato, invece, le reazioni emotive restano intense e dominanti troppo a lungo, impedendo di funzionare normalmente. Può includere persistente senso di colpa, rimuginio, isolamento sociale, difficoltà a riprendere le routine.
Fattori che influenzano quanto e come soffriamo
Non tutti vivono il lutto allo stesso modo. Ecco alcuni elementi che la ricerca ha individuato come importanti:
| Fattore | Come influisce |
|---|---|
| Grado di attaccamento | Più è forte il legame emotivo con l’animale, più intensa è la sofferenza. |
| Circostanze della morte | Perdita improvvisa, incidente, perdita ambigua (es. animali smarriti), o decisione di eutanasia portano spesso reazioni più complesse o forti. |
| Supporto sociale | Sentirsi compresi, avere qualcuno con cui parlare, non sentirsi giudicati riduce il rischio di isolamento e rende il lutto più gestibile. |
| Età, sesso, esperienza personale | Ad esempio: le donne tendono a riportare livelli più alti di sofferenza; chi vive da solo; chi ha già affrontato lutti; chi ha meno esperienza con la morte di un animale; persone anziane che facevano dell’animale la compagnia principale. |
| Specie dell’animale | Non tutte le specie generano lo stesso tipo di attaccamento o vengono viste allo stesso modo dalla società; ciò può influire sul riconoscimento del dolore. |
Strategie per affrontare il dolore: consigli pratici
Ecco sette consigli fondati su letteratura psicologica e testimonianze, adattati a chi sta attraversando questa esperienza.
- Lasciarti andare ai sentimenti
Permettersi di piangere, essere tristi, arrabbiati, sentirsi confusi. Non c’è un modo “giusto” di stare nel dolore. La repressione può prolungare il lutto. - Autocompassione
Essere gentili con se stessi: riconoscere che questa perdita è importante. Evitare di giudicarti per come ti senti o per quanto impieghi a stare meglio. Attività come meditazione, cura di sé, hobby che danno conforto possono aiutare. - Parlare del dolore
Con amici, familiari, gruppo di supporto. Anche solo raccontare quello che provi, condividere ricordi dell’animale. Non è detto che tutti capiscano, ma avere qualcuno disposto ad ascoltare può alleviare la sofferenza. - Creare un rituale o commemorare
Può essere utile piantare un fiore, comporre un album fotografico, una scatola dei ricordi, scrivere lettere o poesie, organizzare un momento per “salutare” l’animale. I rituali aiutano a dare senso al passaggio, a marcare la fine e a restare con il ricordo. - Gestire gli oggetti legati all’animale con calma
Alcune persone preferiscono rimuovere subito oggetti, altri mantengono tutto ancora per un certo tempo. Non c’è una regola fissa: fai quel che ti senti, quando lo senti. - Mantenere o ricostruire la routine quotidiana
Quando un animale vive con noi, la sua presenza segna molti momenti della giornata (carezze, passeggiate, attività condivise). La perdita può lasciare un vuoto nella routine. Provare a reintrodurre stabilità (orari, attività che piacciono) può aiutare a ritrovare senso. - Considerare un sostegno professionale se necessario
Se il dolore è persistente oltre molti mesi, se interferisce con il funzionamento quotidiano, se emergono sintomi importanti di ansia, depressione, senso di colpa debilitante, può essere utile consultare uno psicologo o terapeuta esperto in lutto.
Affrontare il lutto in modi che aiutano davvero
- Dare un nome al dolore: riconoscere che ciò che si prova è un lutto, non qualcosa da “superare subito”. Questo riconoscimento è già importante.
- Non isolarsi: anche se può sembrare che gli altri non capiscano, cercare persone che abbiano vissuto esperienze simili può fare la differenza. Gruppi online, forum, associazioni di pet loss.
- Mantenere la connessione: parlare dell’animale, ricordarlo nei gesti, nei racconti; conservare le foto; trovare momenti in cui il ricordo diventa conforto piuttosto che solo dolore.
- Accettare che il tempo non “cancella” ma trasforma: con il passare del tempo il dolore può diminuire di intensità, diventare più gestibile, pur mantenendo un’immensa importanza nel proprio vissuto.
Quando il lutto diventa “troppo”
Ecco alcuni segnali che indicano che potrebbe essere necessario un supporto più strutturato:
- Il dolore resta così intenso da impedire le attività quotidiane per molti mesi.
- Problemi fisici prolungati: insonnia persistente, perdita/appetito alterato, affaticamento, malesseri che non migliorano.
- Pensieri intrusivi, senso di colpa che non si placa, rimuginio continuo (“se avessi fatto diversamente…”).
- Isolamento sociale, vergogna per come ci si sente, evitamento di parlare dell’animale defunto.
- Perdita di interesse verso cose che prima davano piacere, peggioramento dell’umore in modo persistente.
Se noti queste cose, è una buona idea rivolgersi a uno psicologo o terapeuta che abbia esperienza con i lutti, anche con quelli per la perdita di un animale.
Conclusione
Perdere un animale domestico può essere un’esperienza dolorosa tanto quanto la perdita di una persona cara. Non è “solo un animale”, quando quell’animale ha condiviso affetti, routine, momenti importanti con noi.
Accettare il dolore, concederselo, esprimerlo, commemorare, condividere: sono tutte vie che portano non a “dimenticare”, ma a integrare il vuoto nel proprio vissuto. Con il tempo, il ricordo può trasformarsi da una ferita aperta a una presenza affettuosa che rimane, magari diversa, ma comunque significativa.

