Terapia individuale

Pensieri “magici”: la profezia che si autoavvera

No Comment

Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze“. (W. I. Thomas)

Ti è mai capitato di pensare che una cosa ti sarebbe andata male ed è successo veramente? Probabilmente, e per sfortuna, anche a te è successo qualche volta! Ma abbiamo davvero il potere di prevedere le cose? Scoprilo in questo articolo.
È inutile, tanto non ce la farò mai“, “Sicuramente sarà come dico io, non supererò quell’esame“, “Ogni volta che provo a fare questa cosa alla fine non ci riesco mai… ci posso provare ma non credo di farcela“.

Sarà capitato almeno una volta ad ognuno di noi di avere previsioni negative rispetto ad un evento che, alla fine, si sono avverate. Ma come mai succede? E, cosa più importante, abbiamo davvero il potere di “prevedere il futuro”? La risposta è si, in un certo senso. Ma più che potere di preveggenza si tratta di quella che in psicologia viene chiamata la “profezia che si autoavvera”, ovvero, quell’insieme di meccanismi mentali che fanno in modo che le nostre aspettative si avverino.

Profezia che si autoavvera

Il sociologo Robert Merton fu il primo ad adottare questa definizione nel 1948: “una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l’avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità”.
In pratica, la “profezia che si autoavvera” è un fenomeno che spiega come le convinzioni riguardanti le nostre azioni e il loro futuro esito, hanno un importante ruolo sulla messa in atto dei nostri comportamenti.
Ciò può avvenire sia attraverso una selezione di informazioni che vanno a confermare le nostre idee, sia attraverso un atteggiamento che va ad incidere sulla situazione. Facciamo un esempio. Se io sono convinto che una determinata persona sia ostile con me perché non le sono simpatico, nel momento in cui andrò a interagire con lei metterò in atto una serie di comportamenti (inconsapevoli) che faranno in modo che realmente quella persona confermerà il mio pensiero; andrò inoltre a notare di più i comportamenti che sono coerenti con questa aspettativa e meno quelli che non lo sono (attenzione selettiva), giungendo così a confermare la mia ipotesi: la “profezia” si è avverata!
Insomma, non si tratta di magia ma piuttosto di una trappola che la nostra mente ci tende.

L’effetto Pigmalione

Un famoso esperimento sulla “Profezia che si autoavvera” è quello di Robert Rosenthal, condotto nel 1974, anche noto come “Effetto Pigmalione”. Egli propose ad alcune maestre di una scuola elementare di effettuare una serie di test preliminari all’inizio dell’anno scolastico agli studenti del primo anno. Consegnò quindi loro dei falsi risultati in cui assegnò causalmente metà studenti al gruppo X e metà al gruppo Y. Alle insegnanti fu detto che i bambini del primo gruppo erano più intelligenti e più diligenti nello studio, favorendo l’insorgere di specifiche aspettative nei loro confronti. Alla conclusione dell’anno scolastico, le votazioni del gruppo X furono effettivamente migliori. Rosenthal concluse che le aspettative degli insegnanti si riflettevano in un diverso atteggiamento che favorì l’avverarsi della profezia.

Profezie che si avverano e “soprannaturale”

Il campo del soprannaturale è il luogo di elezione per verificare l’efficacia delle profezie che si autoavverano. Infatti, spesso, gli incantesimi dei maghi, le profezie degli indovini, le rivelazioni dei medium o la lettura degli oroscopi si avverano proprio perché sono creduti. In altre parole, non sono veri in sé, ma in quanto qualcuno ha fiducia in ciò che dicono e nutre forti aspettative a loro riguardo.

Lo psicologo Paul Watzlawick riporta un caso che evidenzia il ruolo della profezia che si autoavvera nel funzionamento degli oroscopi: “[Un uomo] iniziò a prestare attenzione agli oroscopi pubblicati dai quotidiani. Delle previsioni positive e gradevoli sapeva che potevano avverarsi o meno. Il loro non avverarsi era certo una delusione, ma non rappresentava un particolare pericolo. Gli ammonimenti, invece, per qualche strano motivo, risultavano molto più attendibili. Così una mattina, durante la prima colazione, lesse che quel giorno era il caso di essere particolarmente prudenti, dato che per i nati sotto il suo segno zodiacale (grosso modo 350 milioni di persone) era previsto un incidente. Lo spavento fu tale che il nostro uomo rovesciò il caffè. Poiché questa a suo parere non era una sciagura sufficientemente grave da riequilibrare le sorti del mondo, decise che quel giorno non si sarebbe recato al lavoro in autobus, bensì a piedi. Non vi è dubbio che andare a piedi è più sicuro che andare in macchina, e tuttavia è risaputo che ogni tredicesimo passo può essere pericoloso, per non parlare del tredicesimo gradino di una scala. Quando nel sottopassaggio pedonale raggiunse quel gradino e cercò di saltarlo, inciampò e si sbucciò un ginocchio. L’oroscopo aveva quindi avuto ragione“.
Appare evidente che sono gli stessi uomini, con le loro convinzioni, a sancire il successo delle divinazioni. Del resto, parafrasando un noto detto, si potrebbe dire: “Credi, che gli astri ti aiutano a credere!“.

Conseguenze

Le conseguenze di questi “pensieri magici” possono avere risvolti positivi e negativi; i primi si ottengono in situazioni in cui la nostra convinzione positiva di poter raggiungere determinati risultati ci aiuterà a mettere in atto comportamenti volti ad ottenerli realmente e, quindi, a confermare l’iniziale convinzione.
I risvolti negativi, invece, riguardano tutti i contesti (familiare, relazionale, lavorativo, amicale, sentimentale, ecc.) nei quali queste convinzioni agiscono; esse vanno a confermare ipotesi iniziali che potrebbero farci vedere le persone proprio come sono rappresentate nel nostro immaginario e dove si finisce, quindi, per causare quegli eventi che tanto volevamo evitare.

Quindi cosa si può fare per uscire da questa trappola?

È di fondamentale importanza divenire consapevoli di questo fenomeno e prestare attenzione ai propri pensieri e comportamenti. Bisogna “allenarsi” a riconoscere le proprie convinzioni automatizzate e ripetitive e a valutare le conseguenze che questi pensieri attivano.
Un altro passo importante potrebbe essere quello di mettere in discussione tali credenze e abbandonare l’idea di essere dei perfetti indovini e poter dire: “Pensavo di non essere capace di riuscirci, invece mi sbagliavo“.

Grazie per avermi contattata. Fammi sape